Già nell’anno 1029 si svolgevano dei festeggiamenti e forse anche processioni in onore dell’Arcangelo Michele eretto a patrono della città da Papa Leone IV che concesse ai cittadini di Cerveteri di godere del privilegio della protezione del capo della Milizia Celeste, avendoli questo salvati miracolosamente dai Saraceni.
Presumibilmente l’episodio del salvataggio è da riferirsi alla massiccia incursione avvenuta nell’anno 842, quando i Saraceni partendo contemporaneamente da Ostia e da Civitavecchia, che avevano già distrutta nel 813, mossero su Roma dove devastarono S.Pietro e S.Paolo.
Si racconta che in data 8 maggio dell’anno 842, ritornando a Civitavecchia, i Saraceni vennero attratti dalla cittadina di Cerveteri, all’epoca ancora strutturata come l’antica città etrusca, e tentarono un’incursione.
Dopo aver fatto pochi metri i Saraceni furono gradualmente avvolti in una fittissima nebbia, ma comunque non si arrestavano, poiché erano guidati dal suono della campana della Chiesa di San Michele sub ripa iuxta Cerveterem, che avvisava i cittadini del pericolo e li invitava ad entrare nel paese. La Chiesa, oggi ridotta a finilessa, è situata presso quelle che sono chiamate le Greppe di S.Angelo, presso le quali fu ritrovato l’antico vaso di Eufronio, e prossima alla Porta Sud dell’antica Caere, che sorgeva nel punto dove oggi è sita la cappellina di S. Antonio e dalla quale entrava in città una variante della Via Aurelia, via diretta per Roma.
Ad un certo punto, però, le campane si fermarono improvvisamente, lasciando sbigottito lo stesso campanaro, e così i Saraceni furono costretti a tornare alle loro navi, avendo perso l’ultima speranza di orientamento.
Non vi furono dubbi sulla causa: il massimo difensore della fede non aveva permesso che venisse profanato un luogo a lui caro, dato che lasciò anche le sue impronte sulla campana. Da quel lontano 8 maggio il popolo ceretano acclamerà San Michele come suo Protettore, avendo anche l’approvazione papale da Leone IV, ribadita da Stefano IV e da Clemente III. Questo diritto verrà confermato nel 896-897 al Papa Stefano IV e successivamente si riconfermerà con una bolla del Papa Clemente III nel 1189.
Alcuni anziani di Cerveteri, per tradizione tramandata oralmente dai nostri avi, raccontano che l’Arcangelo, sotto forma di un gran guerriero a cavallo, con la visiera calata e con il brando snudato, quasi in atto di respingere il nemico, fosse comparso ad una nobile donna, mentre si recava a pregare nel tempio, rassicurandola da ogni timore. Altri raccontano che era ancora possibile vedere l’impronta lasciata sulla campana dalla mano del Santo.
Una leggenda che nessuno mai potrà verificare, poiché è scomparsa anche la campana sostituita da una più recente. Uguale sorte è toccata all’immagine in ferro del S.Michele che fungeva da banderuola sul campanile della chiesa a lui dedicata.
Dal punto di vista religioso, si svolge una ricca processione. Al termine della messa vespertina nella Chiesa di San Michele, la statua raggiunge l’Oratorio a lui dedicato dove lo attendono le confraternite e i rioni della Città. Da qui la processione raggiunge il Belvedere Rocca Antica, punto panoramico dal quale viene invocata e impartita la Solenne Benedizione della città per intercessione di San Michele. La processione si conclude poi nella Chiesa di Santa Maria Maggiore con la benedizione finale.
Oltre all’aspetto religioso onorato con la S. Messa e la processione, come da tradizione, la festa del patrono di Cerveteri San Michele Arcangelo, è dedicata anche al divertimento, con stand commerciali ed enogastronomici, musica, auto d’epoca, giochi popolari e per bambini e fuochi d’artificio. Un carnet ricco, che cerca prima di tutto di onorare la figura di San Michele Arcangelo.